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Risultati per: distanza

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Plico del fotografo: trattato teorico-pratico di fotografia

515909
Venanzio Giuseppe Sella 50 occorrenze
  • 1863
  • Tipografia G.B. Paravia e Comp.
  • Torino
  • Fotografia
  • UNIPIEMONTE
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Plico del fotografo: trattato teorico-pratico di fotografia

trova essere in ragione inversa del quadrato della distanza del corpo dall’origine della luce. Ciò viene a dire, che la luce, quando essa si diffonde

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sarà ad una distanza dallo specchio eguale a quella del punto luminoso stesso, e la distanza dell’immagine e del punto luminoso dai punti b c sarà

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divergenti, cioè provenienti da un corpo luminoso posto a poca distanza, si produrrà una immagine del corpo luminoso, che varierà di posizione e di

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Sia D la distanza dell’oggetto dalla lente, ossia AC.

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è un punto variabile colla distanza dall’origine della luce cui la lente si presenta. Se un punto luminoso si avvicina alla lente, il foco, ossia l

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Ponendo invece D = 2F, avrassi 1/d = 1/F-1/2F = 1/2F ossia d = 2F. La distanza dell’immagine sarà ora doppia della distanza focale principale. In tal

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Se invece si avvicina il punto A alla lente, la distanza D diminuisce, e quindi cresce il valore di 1/D, mentre si vede dalla equazione che

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a distanza infinita, come possono supporsi il sole e le stelle, avrassi 1/D = o, onde 1/d = 1/F ossia d = F così che F non è altro che la distanza

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d la distanza del suo foco o della sua immagine, ossia aC,

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F la distanza focale principale della lente, dimostrano gli ottici, che si ha sempre: 1/D+1/d = 1/F

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Continuando a scemare la distanza dell’oggetto dalla lente, cresce rapidamente la distanza dell’immagine, se si pone per esempio D = 2F/3, avrassi 1

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Se si prosegue a scemare la distanza dell’oggetto dalla lente, se si pone per esempio D = F, si trova 1/d = 0, ossia d d’una grandezza infinita. In

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Egli è facile l’esperimentare questo andamento della distanza dell’immagine rispetto a quella dell’oggetto, questa relazione dei due fochi coniugati

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D la distanza dell’oggetto dalla lente (rappresentata da C B, o da qualsiasi altra retta tirata da C alla retta A B, che si suppone tanto lontana da

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d la distanza della sua immagine (rappresentata anche da C b, per esempio):

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g indica la grandezza dell’immagine, D indica la distanza dell’oggetto dalla lente,

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0m, 40 la distanza dell’immagine, si conoscerà la distanza dell’oggetto colla formola:

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F indica la distanza focale principale.

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0m, 40 la distanza dell’immagine,

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(2°) Sia 100 metri la distanza dell’oggetto,

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0m, 40 la distanza dell’immagine = d

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d indica la distanza dell’immagine dalla lente,

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(1°) Sia 100 metri la distanza dell’oggetto dalla lente = D

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100 metri la distanza dell’oggetto,

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0m, 40 la distanza dell’immagine dalla lente,

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si conoscerà la distanza dell’immagine della lente colla formola:

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Ore gli oggetti esposti davanti alla lente siano ad una distanza poco considerevole, rispetto alla distanza focale principale della lente, si faranno

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Mentre fra gli oggetti posti a 50, e quelli posti a 100 metri il divario nella distanza focale sarebbe di circa 1 centimetro, cioè 1/49-1/99.

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uso di lenti che abbiano una gran distanza focale.

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si vedrà che il divario della distanza dell'immagine degli oggetti posti a 500 metri, da quella degli oggetti posti a 1000 metri, sarà solo di 1/499

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Suppongasi invece la distanza focale principale della lente di soli 30 centimetri, e le parti medie della faccia alla distanza di 0m, 60 dalla lente

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varia distanza, e siccome la superficie, sopra cui riceve l’immagine degli oggetti, è piana, e non sferica, così ne nasce che non possono aversi, sopra

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La distanza tra i due fochi estremi, rosso e violetto, è l’aberrazione cromatica che la lente fa soffrire al fascio di raggi. Questa distanza è

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9° Un sistema ottico a due vetri, essendo costrutto per un caso dato di distanza degli oggetti, non sarà proprio per un’altra distanza.

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Si può però far variare entro certi limili la sua attitudine, rendendo variabile la posizione del diaframma, come anche la distanza dei due vetri.

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Distanza tra le due lenti . . . metri 0,04

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Distanza tra le due lenti . . . 0" 42.

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Mettendo la superficie sensibile alla distanza di 8 centimetri dal foro, si può ottenere un’impressione nel tempo sopraddetto. Basterebbe un tempo

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fortemente illuminato, sta la lente C ad una distanza un po’ più grande che la sua distanza focale principale.

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L’occhio è dunque una piccola camera oscura. I limiti della sua visione, ossia della sua capacità, è generalmente da 25 centimetri ad una distanza

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Colla visione ad un occhio solo è difficile giudicare della distanza degli oggetti. L’occhio in questo caso può solo giudicare della distanza per

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Il presbita ha vista troppo lunga, ossia non vede bene alla distanza della visione distinta di un occhio sano, che è di 25 centimetri, ma ad una

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solo, e stando alla stessa distanza a cui il disegnatore supponeva l’occhio nel fare la prospettiva, od alla distanza della lunghezza focale dell

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distanza tra loro. La teoria insegna, che per ottenere un effetto identico a quello, che si ha naturalmente osservando gli oggetti, la distanza delle due

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Ma se si oltrepassa la distanza da una camera all’altra, che abbiamo prescritta, l’influenza della mancanza del parallelismo nelle due camere si farà

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modello. Con un oggettivo ordinario di 27 centimetri di foco la distanza minima tra il modello e la camera oscura dovrebbe essere di circa tre metri

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La correzione per una data distanza si può ottenere in varie maniere, ma tutte analoghe alla seguente.

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più basse, più vicine all’oggettivo. La massima nitidezza nella prova ottenuta trovisi p. e. alla distanza di 20 centimetri dal centro del cartone, e

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Si può dunque sempre formare una tabella che, data la distanza presso cui si fa l’immagine visualmente nitida, insegna di quanti millimetri bisogna

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lastra, epperciò il punto o sarà posto ad una distanza infinita. Il punto di incontro delle immagini di AB, CD e di tutte le loro parallele sarà dunque

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